L’Angkor Archaeological Park ha la missione di preservare, tutelare e incrementare la conoscenza del sito archeologico di Angkor.

Il sito archeologico di Angkor è gestito sia operativamente che a livello direttivo da Apsara[1] (ente pubblico della regione di Siem Reap), in collaborazione con altri enti pubblici e con il Comitato Tecnico. L’Angkor-Archaeology Fund, nato per la gestione delle donazioni, è controllato dall’ente Apsara.

Apsara ha i seguenti compiti:
- la protezione e la conservazione del valore storico, artistico e culturale del parco archeologico, dell'ambiente e della storia della regione di Angkor;
- l’applicazione del piano generale dello sviluppo turistico definito nel 1994, che prevede la suddivisione dell’area in cinque zone (con rispettivi cinque gradi di protezione del territorio), nelle quali agire contro il disboscamento e l’occupazione illegale del territorio;
- raccolta fondi;
- partecipazione alla definizione delle linee guida e di indirizzo della regione di Siem Reap.

Il sito archeologico di Angkor è situato nel luogo in cui si trovavano le capitali dell'Impero Khmer nel periodo compreso fra il IX ed il XV secolo. Gli scavi sono situati fra le foreste e i terreni coltivati nel nord del lago Tonle Sap, vicino all'odierna Siem Reap, in Cambogia. Angkor è stata inclusa fra i Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1992. Fra i monumenti maggiormente conosciuti vi è il tempio di Angkor Wat

Apsara, l’ente che si occupa della gestione del sito archeologico, nasce nel 1995 ed è diretto dalla presidenza del Consiglio dei Ministri (controllo tecnico) e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (controllo finanziario). Tale ente è coadiuvato dal Comitato Tecnico, nato nel 1993 e realizzato con la finalità promuovere la collaborazione nazionale ed internazionale e le attività di salvaguardia del sito. Tale comitato nel 1997 decise di redarre costantemente le linee guida per Apsara con la finalità di coordinare con efficacia le azioni intraprese a livello nazionale e internazionale.

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http://www.autoriteapsara.org

Fonti: sito internet dell’organizzazione (www.autoriteapsara.org)